Robben Island è un’isola del Sudafrica, che si trova a 13 km al largo di Città del Capo.

Il nome originale olandese “Robbeneiland” (in seguito anglicizzato in “Robben Island”) significa “isola delle foche”, con riferimento alla popolazione di otarie che venne avvistata quando vi giunsero i primi europei.

Robben Island è pressappoco circolare, con territorio pianeggiante che si estende per circa cinque chilometri.

Migliaia di anni fa il livello del mare era notevolmente inferiore rispetto ad oggi e di conseguenza l’isola, che era abitata da uomini primitivi, era raggiungibile a piedi dalla costa continentale.

Successivamente durante la fine dell’ultima era glaciale, lo scioglimento delle antiche calotte polari fece innalzare il livello del mare e la terra intorno all’isola fu pertanto allagata dall’oceano.

Dal 1836 al 1931 l’isola fu utilizzata come colonia per lebbrosi e dal 1961 fino al 1991 divenne tristemente nota come carcere per prigionieri politici durante il periodo dell’apartheid.

Famosi tra questi vi fu il grandissimo Nelson Mandela, il quale nella sua autobiografia “Lungo cammino verso la libertà”, dedica molti capitoli alla descrizione della vita nella prigione di Robben Island.

Nel periodo in cui l’isola fu una prigione, le misure di sicurezza erano molto rigide ed era vietato l’accesso a quasi tutti i civili, pescatori inclusi. Per questo motivo nel corso degli anni i prigionieri si organizzarono per migliorare la loro permanenza nell’isola, fondando addirittura delle squadre di calcio con un proprio campionato regolamentato da una federazione interna chiamata Makana Football Association, come viene raccontato nel film “Molto più di un gioco” del 2007.

Quando gli Olandesi arrivarono nella zona circa 400 anni fa, i soli animali presenti sull’isola erano foche e uccelli.

In seguito furono introdotti anche specie non endemiche come una piccola antilope e le tartarughe giganti delle Galápagos o delle Seychelles, che oggi a quanto pare sono estinte.

Il 23 giugno 1999, l’affondamento di una nave cargo e il conseguente riversamento in mare di petrolio, ha devastato purtroppo anche la colonia di pinguini presente sull’isola, che all’epoca contava circa 23.000 esemplari.

Le operazioni di soccorso, sono durate diversi anni e hanno assorbito complessivamente 15 milioni di dollari, ma sono comunque riuscite a ridurre gli effetti di questa catastrofe ecologica.

A seguito di ciò l’isola è stata dichiarata nel 1999 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Oggi l’isola è diventata una popolare destinazione turistica, facilmente raggiungibile grazie ai traghetti che salpano da Città del Capo ed impiegano circa 45 minuti per approdare.

L’isola, se il clima lo consente, è aperta tutto l’anno e qui si trova il Museo di Robben Island, dove è possibile visitare la cella in cui Nelson Mandela visse per lunghi anni.

Un luogo di certo interessante e che merita di essere visitato per comprendere da vicino il clima che si respirava in Sudafrica durante l’apartheid e per riflettere sulle ingiustizie subite non solo da Mandela, ma anche da altri leader di spicco della politica di quell’epoca.

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