I palazzi reali di Abomey sono un insieme di 12 costruzioni distribuite su un’area di 47 ettari, che si trova nel centro di Abomey nel Benin.

Abomey un tempo era la capitale del regno di Dahomey, fondato nel 1625 dal popolo Fon e guidato nel tempo dai dodici sovrani che si succedettero dalla fondazione al 1900.

Il regno divenne una potenza militare e commerciale e la sua attività principale era la tratta degli schiavi lungo la costa atlantica.

Ognuno dei sovrani che si sono succeduti a capo del regno di Dahomey costruì un palazzo all’interno dell’area circondata da un muro di argilla e paglia parzialmente conservato.

Fa eccezione il sovrano Akaba, figlio di re Houegbadja, considerato il fondatore del regno e il primo a costruire appunto un palazzo in questa zona, che invece costruì una residenza poco distante.

Nel 1895, in seguito alla sconfitta da parte dei francesi il sovrano Behanzin, ultimo sovrano del regno di Dahomey, diede fuoco alla città di Abomey.

Nell’incendio vennero coinvolti anche i palazzi reali e quelli di re Guézo e di re Glèlè, sono tuttora i palazzi meglio conservati, al cui interno si trova anche il museo storico di Abomey, fondato nel 1943, che illustra la storia del regno ed ospita una grande collezione di oggetti appartenuti ai sovrani.

Dal 1985 il complesso dei palazzi reali di Abomey fa parte del Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Le mura dell’area principale sono interrotte da sei cancelli e protette da un fossato profondo un metro e mezzo con una fitta vegetazione di acacia, che era la difesa tradizionale delle fortezze africane.

All’interno delle mura si trovavano villaggi separati da campi e diversi palazzi reali, una piazza per il mercato e un’area rettangolare dove si trovavano gli alloggi militari.

Lo spessore medio delle pareti degli edifici era di circa 50 cm in modo da mantenere all’interno una temperatura più fresca.

Ogni palazzo aveva un aspetto esteriore diverso a seconda dei desideri del sovrano, analoga però era la struttura architettonica che prevedeva la presenza di tre corti.

Nella corte interna si trovavano anche alcuni templi e l’Ajalala, cioè il palazzo vero e proprio, caratterizzato da numerose aperture e da mura e colonne decorate con bassorilievi, dove il sovrano soggiornava e concedeva udienze.

I materiali usati comprendono l’argilla per fondamenta e pavimenti, palma, bambù, iroko e mogano per le parti in legno e paglia oppure lamiera per i tetti.

La tecnica del bassorilievo è una caratteristica tipica della cultura fon, la terra era considerata infatti una delle principali divinità e tramite il bassorilievo veniva sancita la collaborazione fra la divinità e l’uomo.

Il compito di trasmettere la storia dei re era affidato ai kpanlingan, ovvero dei cantastorie che recitavano con precisione e dovizia di particolari la storia e le gesta di ogni re.

È molto probabile che gli autori dei bassorilievi abbiano preso ispirazione proprio dalla fonte orale tramandata da questi cantori.

Dobbiamo aggiungere che i cicli presenti nei bassorilievi, si presentano sempre con una ripetizione del numero tre, in quanto considerato simbolo di stabilità.

Per l’appunto nel riquadro inferiore era rappresentato l’animale simbolo del sovrano, nel caso di Glélé ad esempio era un leone, nel riquadro centrale un’immagine di guerra o un richiamo alle gesta del re e infine in quello superiore un richiamo alle divinità o agli antenati.

I bassorilievi dei palazzi reali sono tutti infossati, infatti nella parete veniva ricavata una nicchia all’interno della quale veniva collocata l’argilla modellata nella forma desiderata.

Talvolta veniva usata anche la terra dei termitai, le cui caratteristiche di elasticità ben si adattavano a forme anche elaborate, mentre per l’impermeabilità veniva usato l’olio di palma e i colori erano ottenuti grazie a tinture vegetali.

Purtroppo il 21 gennaio del 2009, diversi edifici del complesso subirono ingenti danni a causa di un incendio, le cui fiamme divamparono velocemente in quanto alimentate dal forte vento tipico della regione.

Le origini dell’incendio non sono note, ma da allora si sono avviate una serie di misure per mettere in sicurezza le strutture e le opere colpite dal disastro, grazie in particolare agli aiuti finanziari esteri.

Il disastro però si è ripetuto il 14 gennaio del 2015, quando un nuovo incendio ha rovinato gravemente un altro palazzo del sito.

Un luogo interessante e consigliato!

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